Le chiese nel territorio della Parrocchia
La chiesa parrocchiale di San Martino
Come molti luoghi dove la vita va avanti ininterrottamente da secoli, così anche la chiesa oggi parrocchiale di san Martino è mutata nel tempo.
Dato certo è l’edificazione ad opera di Alberico I attorno alla metà del 1500 (in data non precisa) di una chiesa per i Confratelli della SS. Trinità e di s. Martino, che gestivano l’antico Hospitale,, forse ristrutturato sempre ad opera di Alberico I nel suo progetto della Massa Nova.
Chiesa ad un’unica navata, della quale abbiamo poche notizie e immagini che ritroviamo nelle “vedute” di Massa.
Aveva 5 altari: l’altar maggiore (con pala raffigurante lo stesso “tema” che oggi vediamo nel catino dell’abside), quello del Crocifisso e della Madonna di Loreto, probabilmente in muratura e stucchi; due addossati alla cantoria in bei marmi (ora li possiamo vedere un po’ “maltrattati” nella chiesa delle Capannelle e nella cappella del cimitero di Mirteto) donati da Francesco Maria Cybo l’11 novembre1707.
Con il tempo furono costruiti la sacrestia, il campanile e le stanze sopra la sacrestia, che nei secoli sono state prima casa canonica poi convento (per le prime suore che servirono l’asilo).
Della chiesa cinquecentesca oggi resta la cripta (che contiene ancora i resti, probabilmente dei confratelli defunti), una parte dei muri perimetrali, il campanile e molte opere ed oggetti tra cui ricordiamo il bellissimo Crocifisso in cartapesta, opera dello scultore carrarese Pietro Tacca, la tela della Madonna di Loreto (di autore ignoto), paramenti, vasi sacri, libri liturgici ed il sigillo che probabilmente era unito alla bolla di aggregazione della nostra Confraternita all’Arciconfraternita della SS. Trinità de Pellegrini e Convalescenti di Roma (1572).
Prima della chiesa di Alberico, verosimilmente, vi era una cappella (forse dedicata a san Giacomo o a s. Maria) che serviva l’antico Hospitale (2 stanze) originariamente servito dai Cavalieri di san Giacomo d’Altopascio, i quali faceva guardia e manutenzione all’antico ponte a 3 archi (che possiamo ancora vedere riprodotto i diversi simboli). Di quella cappella ad oggi non abbiamo ne notizie certe ne resti certi.
La chiesa di oggi è opera della ristrutturazione voluta da S. A. R. Maria Beatrice d’Este (ricordata in una bella lapide sopra la porta che da su piazza Ospedaletto e da un sonetto stampato su senta, voluto dal priore della Confraternita in occasione della visita della sovrana). Anche in questo dato non abbiamo date certe, sull’arco al di sopra dell’altar maggiore si conservano 2 date dipinte, di difficile interpretazione A. D. MDCCCI e LII). Gli altari sono 3: l’altar maggiore dono di S. A. R. Francesco IV e i due “gemelli” del Crocifisso e della Madonna provenienti dalla demolita pieve di san Pietro in piazza Aranci. Delle opere d’arte, dei beni artistici e degli oggetti antichi parleremo più avanti, vale la pena qui ricordare l’organo, opera di Giosuè e i figli Nicomede e Giovanni Agati e costruito nel 1834 (opera n. 250).
La chiesa di Santa Lucia
La “villa del Colle”, con grande probabilità ha una storia molto precoce nel nostro territorio, per la sua posizione sul fiume (forse è la Massa prope Frigidum, prima citazione conosciuta della nostra città), per la conformazione del territorio, che oggi non vediamo più, per le realtà circostanti (terreni coltivabili, monti, acqua, le miniere di ferro, le cave di marmo). Proprio alla villa del Colle viene ricordata la chiesa di santa Lucia in documenti degli inizi del 1300. Purtroppo anche di lei, come della chiesa di san Martino non abbiamo notizie continuative. Qualcosa è giunto siano a noi grazie alle trascrizioni del canonico Ricci (vedi libretto pubblicato in occasione dei restauri dell’altar maggiore).
Due momenti importanti nella vita di questa chiesa (sempre facente parte territorialmente della parrocchia di Borgo del Ponte, ma prima giuspatronato della famiglia Guerra poi rettoria gestita da uno dei canonici della cattedrale di Massa) sono stati la definitiva gestione da parte del priore di Borgo del Ponte (penso a causa della diminuzione dei sacerdoti) poi il terremoto del 27 gennaio 2012, che ne hanno lesionato le “vele” del soffitto portando alla dichiarazione di inagibilità (cosa che dura ancora oggi).
Prima del terremoto ciò che colpiva di più era la grande devozione alla santa di Siracusa. Messe celebrate quasi ogni ora, dal mattino alla sera, molti sacerdoti disponibili a celebrare e ad ascoltare le confessioni, tanti fedeli da tutto il territorio circostante.
La chiesa ha diverse opere di pregio:
l’altar maggiore in bei marmi policromi datato 1745.Ppurtroppo l’antica tela che assieme a Lucia rappresentava anche le sante Agata e Apollonia è andata perduta, al suo posto è stata creata una nicchia per la statua della santa in cartapesta;
vi erano altri due altari nelle navate laterali (poi demoliti) uno dei due dedicati alla Madonna di Guadalupe, di cui si conserva ancora l’antica tela (oggi “posteggiata” al museo diocesano).
La terza opera “notevole” anche questa conservata al Museo diocesano è una lampada votiva in argento sbalzato, datata 1657, con una dedica che ci dice esser stata fatta (forse offerta da qualche benefattore) proprio per la nostra chiesa: “LUCIAE LUCERNA LUCES LUCET LUCIAE LUCI”, giocando che le parole e con la finalità dell’oggetto dice: “La lucerna splendente di Lucia brilla per la luce di Lucia”
La Chiesa delle Capannelle
L' oratorio di Santa Maria alle Capannelle, situato sulla sinistra del fiume Frigido lungo la strada che conduce a Canevara, si presenta con un impianto ad aula semplice con la parte presbiteriale rialzata su due gradini. La sacrestia è posta nella parte posteriore dell' edificio e vi si accede tramite due porte poste ai lati dell' altare maggiore. La facciata si presenta con un prospetto a capanna rialzato su tre gradini rispetto alla piazzetta antistante.